Il concetto di Plastic-free
Il termine Plastic-free significa letteralmente “liberi dalla Plastica”, e rappresenta l’impegno per una gestione più corretta di questo materiale.
Plastic-free non significa un mondo senza plastica. Piuttosto vuol dire sostituire o eliminare la plastica dove il suo utilizzo è monouso e sono presenti sul mercato alternative riutilizzabili che consentano di garantire igiene, conservazione e integrità.
Contrariamente a una visione critica che appare riduttiva, l’essere Plastic-free non implica, perciò, la ricerca di un mondo completamente privo di Plastica. Questo allo stato attuale sarebbe impraticabile, considerando il ruolo chiave che la Plastica svolge in settori cruciali quali la farmaceutica e l’alimentazione.
È importante approfondire e contestualizzare le critiche al movimento Plastic-free. Spesso, le obiezioni non tengono conto della complessità del problema, limitandosi a generalizzazioni che non contribuiscono a una discussione costruttiva.
Un’interpretazione errata del concetto di Plastic-free può condurre a scelte aziendali controproducenti, che possono addirittura aggravare il problema. La demonizzazione della Plastica come materiale a prescindere ne è un esempio.
Essere Plastic-free significa invece fare scelte consapevoli in ottica di Economia Circolare, optando il più possibile per soluzioni riutilizzabili e sostenibili.
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INVIA LA TUA RICHIESTAEsploriamo assieme in questo articolo il tema, dunque, in modo critico e dettagliato, superando i luoghi comuni e le semplificazioni.
La realtà della Plastica e il suo impatto
Paul John Flory, insignito del Premio Nobel per la Chimica nel 1974, definì la Plastica come il materiale che “la natura si è dimenticata di inventare”, per le sue caratteristiche di leggerezza, infrangibilità, impermeabilità, durabilità ed economicità.
Queste caratteristiche hanno reso la Plastica un sostituto ideale per molti materiali naturali. Il crescente benessere economico, portando con sé nuove necessità legate ad igiene e conservazione dei cibi ma non solo, ha insignito la Plastica ad essere il materiale più prodotto del ventesimo secolo.
L’impiego della Plastica nel packaging alimentare, ad esempio, ha consentito l’allungamento dei tempi di conservazione dei cibi e così la diminuzione degli sprechi alimentari. Analogamente, le sue applicazioni in ambito sanitario e logistico hanno portato a miglioramenti nelle condizioni igienico-sanitarie e sui sistemi di trasporto.
In diversi settori, la Plastica si rivela ancora oggi insostituibile a causa dell’assenza di materiali alternativi in grado di offrire prestazioni equivalenti, soprattutto in termini di flessibilità, igiene e costi competitivi. Il caso esemplare è quello dei presidi medici: la sostituzione con altri materiali non è considerata una soluzione possibile.
Allo stesso tempo, è importante riconoscere che molti oggetti in Plastica non monouso, come forniture per ufficio o arredi, hanno un impatto ambientale relativo minore grazie alla loro lunga durata e ai molteplici usi.
Per questo motivo, gli sforzi del Plastic-free si rivolgono principalmente ai monouso.
Le normative sul Plastic-free
La Direttiva (UE) 2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di Plastica sull’ambiente, denominata anche Direttiva SUP (Single Use Plastic), introduce nella normativa europea restrizioni su certi prodotti. Tra i prodotti individuati un caso interessante è quello delle cannucce, per le quali sono state valutate alternative riutilizzabili. Nella Direttiva UE 2019/904 sono state in ogni caso considerate deroghe specifiche per esigenze particolari, come ad esempio quando sono parte di un dispositivo medico.
La normativa italiana sul Plastic-free segue le linee guida dell’UE e include anche delle specifiche deroghe.
In particolare, il Decreto Legislativo 116 del 3 settembre 2020 ha attuato le disposizioni della Direttiva SUP, introducendo misure specifiche. Il decreto stabilisce il divieto di introduzione sul mercato di determinati prodotti di Plastica Monouso come piatti, bicchieri, cannucce e posate, con decorrenza dal 3 luglio 2021.
Queste misure sono supportate da iniziative di sensibilizzazione e incentivi economici volti a incoraggiare le imprese a passare a soluzioni più sostenibili. Inoltre, la normativa prevede sanzioni per il mancato rispetto delle disposizioni, sottolineando l’impegno dell’Italia nel combattere l’inquinamento da Plastica.
È in questo contesto che si forma la visione Plastic-free, per cui la Plastica viene valorizzata, senza una superficiale visione di totale eliminazione del materiale.
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SCOPRI IL SERVIZIOI vantaggi del Plastic-free
Adottare un approccio Plastic-free offre numerosi vantaggi sia per l’ambiente sia per le aziende, sia per la società intera.
La Plastica è un materiale derivato da fonti non rinnovabili come il petrolio, e la sua biodegradazione può richiedere secoli, data la sua durata e resistenza. Questo implica che l’utilizzo di Plastica Monouso, usata perciò brevi periodi, non solo è economicamente insostenibile ma comporta gravi impatti ambientali.
Un ulteriore destino della Plastica è l’incenerimento, utilizzato per produrre energia tramite il combustibile solido secondario (CSS). Questa pratica, nonostante l’apporto energetico, rappresenta uno spreco di risorse preziose e contribuisce alle emissioni in atmosfera.
Strategie delle aziende Plastic-free
Le aziende che hanno scelto o stanno intraprendendo un percorso Plastic-free adottano strategie mirate a ridurre o eliminare l’uso della Plastica, preferendo soluzioni riutilizzabili o, come alternativa secondaria, materiali monouso in linea con la Direttiva europea 2019/904.
La tendenza verso la riduzione della Plastica ha guadagnato popolarità a livello globale, con un numero crescente di realtà aziendali, soprattutto nel mondo anglosassone e più di recente anche in Italia, che implementano progetti volti a questo scopo.
Le strategie più comuni includono la sostituzione di oggetti in Plastica Monouso con alternative biodegradabili e compostabili, l’incoraggiamento all’uso di borracce riutilizzabili in alluminio o acciaio e altre buone pratiche man mano riscontrabili nelle best practice aziendali.
Tuttavia, la ”sostenibilità” delle soluzioni compostabili rimane oggetto di dibattito.
Un report della Minderoo Foundation sugli indici dei produttori di Rifiuti di Plastica evidenzia che, sebbene le Plastiche Monouso rappresentino un’alternativa alle Plastiche di origine fossile, la loro produzione comporta un impatto significativo in termini di emissioni di CO2. Inoltre, il documento sottolinea le problematiche relative allo smaltimento di queste Plastiche Monouso, che non si integrano efficacemente nei processi di compostaggio.
In questo contesto, è fondamentale un approccio critico e informato, basato su evidenze scientifiche e raccomandazioni di enti autorevoli come le Nazioni Unite, le Università e gli Enti di Ricerca per evitare interpretazioni errate e conseguenze involontariamente dannose per l’ambiente.
La promozione del riutilizzo e l’utilizzo di Plastica riciclata nelle industrie sono sfidati da costi e qualità. Le politiche, come in Italia il contributo CONAI e la Plastic tax, cercano di equilibrare queste differenze incentivando l’uso di materiali riciclati attraverso meccanismi di disincentivo per il vergine e incentivi fiscali per il riciclato.
Limiti del riciclo della Plastica
Nonostante gli sforzi compiuti in termini di raccolta differenziata, è importante riconoscere che solo una frazione dei polimeri è effettivamente riciclabile. La differenza tra la raccolta differenziata come pratica di separazione dei rifiuti e il riciclo vero e proprio è significativa.
Ostacoli quali la contaminazione da residui alimentari, l’aggiunta di additivi e coloranti che migliorano le caratteristiche della Plastica, limitano fortemente le possibilità di riciclo. Questo processo, inoltre, richiede un notevole consumo di energia e risorse.
I materiali plastici riciclabili affrontano un ulteriore limite: non possono essere riciclati all’infinito. A differenza di materiali come l’alluminio e il vetro, la Plastica può essere riciclata solamente per un numero limitato di volte (generalmente fino a 3 o 4 volte), perdendo peso, volume e qualità ad ogni ciclo.
Di conseguenza, la Plastica riciclata spesso non risulta adatta alla produzione di nuovi oggetti con specifiche caratteristiche di resistenza o estetica. Un esempio lampante è il PET, considerato tra i materiali più riciclabili, che viene frequentemente trasformato in tessuti sintetici anziché in nuove bottiglie.
Tentativi di produrre bottiglie esclusivamente da Plastica riciclata hanno evidenziato la fragilità del prodotto finale, portando all’utilizzo di un mix di Plastica vergine e riciclata, e, in molti casi, alla preferenza per l’uso di materia prima vergine.
La realtà dei processi di riciclo, spesso difficili e inefficienti, si scontra con la necessità di trovare alternative sostenibili.
In questo contesto l’opportunità di valorizzazione degli scarti della Plastica si inserisce in modo strategico.
Quali certificazioni Plastic-free esistono per le aziende?
Le certificazione rappresentano un riconoscimento fondamentale per le aziende e organizzazioni che si impegnano attivamente nella riduzione dell’utilizzo della Plastica nei loro processi produttivi, packaging o nella quotidiana operatività.
Questo tipo di certificazioni si basano su criteri rigorosi che valutano l’effettiva diminuzione dell’impiego di materiali plastici monouso e la promozione di alternative sostenibili e riutilizzabili.
L’obiettivo è incentivare un cambiamento verso pratiche più eco-compatibili, offrendo al contempo ai consumatori la possibilità di riconoscere e scegliere prodotti e servizi che rispettano l’ambiente. Le aziende certificate si distinguono sul mercato, attirando clienti sempre più attenti all’impatto ecologico dei loro acquisti.
Aziende di ogni dimensione e settore possono aspirare a questi riconoscimenti, implementando politiche volte alla minimizzazione dell’uso della Plastica e all’adozione di soluzioni alternative più sostenibili.
Fondamentale in questo contesto è porre particolare attenzione alle pratiche realmente efficaci per distinguerle da quelle di greenwashing.
Certificazioni come la Plastic Free Certification di Control Union, consentono alle aziende di dimostrare concretamente il loro impegno nella riduzione delle plastiche monouso e nell’adozione di pratiche produttive più sostenibili.Mentre in Italia troviamo casi come la Plastic Free Certification di Plastic Free Certification S.B.R.L., un altro esempio italiano di impegno certificato è la prassi di riferimento UNI PdR 117:2022, che promuove l’utilizzo responsabile della plastica.
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INVIA LA TUA RICHIESTABest e worst practices: il caso britannico di Chepstow
Nel giugno del 2018, Chepstow, una cittadina sulla costa gallese, ha fatto notizia diventando la prima città nel Regno Unito a ricevere il riconoscimento di Plastic-free. A conferire questo riconoscimento l’organizzazione benefica per la conservazione marina Surfers Against Sewage, che negli ultimi anni ha rivolto la propria attenzione all’inquinamento da Plastica negli oceani.
La vicenda inizia con una richiesta formale del municipio di Chepstow all’organizzazione benefica di appoggiare pubblicamente la propria iniziativa di ritiro di tutti gli oggetti monouso in Plastica da tutti i locali pubblici del paese. Il progetto ha preso il nome di “Plastic-free Market”.
L’adesione di Surfers Against Sewage ha dato slancio all’iniziativa, ma un curioso episodio ha acceso i riflettori sulla cittadina: per annunciare il progetto, è stato apposto all’ingresso del paese un banner in plastica. Le critiche e i commenti sarcastici non si sono fatti attendere, portando il Comune a sostituire il banner con uno in canvas, ottenuto da materiali di recupero. Tuttavia, questo materiale si è rivelato inadatto all’uso in caso di pioggia, condizione climatica frequente in Galles.
Questo episodio, pur tra ironie e contraddizioni, sottolinea una riflessione più ampia sull’uso della plastica: non sempre la sostituzione con altri materiali è praticabile o sostenibile. Il caso del banner, infatti, dimostra come la plastica, sebbene critica per l’ambiente quando usata impropriamente, possa offrire vantaggi unici per certe applicazioni, grazie alla sua durabilità e resistenza agli elementi.
La vicenda rimane emblematica: il banner non è un oggetto monouso e in questo caso la plastica offre caratteristiche che altri materiali non detengono.
L’impegno dell’Emilia Romagna
L’Emilia-Romagna si è distinta come una delle prime regioni in Italia a intraprendere un percorso concreto verso la riduzione dell’utilizzo della Plastica, con l’adozione della strategia #Plastic-freER già nel novembre 2019.
Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di promozione dell’Economia Circolare, e punta a diminuire significativamente l’impiego di Plastica Monouso attraverso una serie di azioni strategiche. Tra queste, spiccano la promozione del riutilizzo e del riciclo, la sostituzione progressiva di prodotti in Plastica Monouso con alternative sostenibili e il sostegno alla riconversione industriale per le imprese.
Importanti anche le iniziative educative e di sensibilizzazione, oltre a un forte impegno nella pulizia dei corsi d’acqua e degli spazi pubblici. Con un finanziamento iniziale di quasi 2 milioni di euro, la regione mira a essere un modello di riferimento nella gestione sostenibile della Plastica, sottolineando l’importanza di un approccio collaborativo tra enti pubblici, imprese e cittadini.
Verso un futuro Plastic-free
L’obiettivo principale del Plastic-free è, dunque, l’utilizzo più consapevole e sostenibile delle risorse già disponibili.
Sviluppare un materiale alternativo su scala industriale richiederebbe tempi non compatibili con le urgenze ambientali del nostro pianeta. Ogni nuova produzione implica l’uso di materie prime ed energia, sollevando interrogativi sull’impatto ambientale di soluzioni apparentemente innovative come le bioplastiche e le plastiche vegetali.
In questo contesto, intercettare e valorizzare gli scarti di produzione della Plastica rappresenta una pratica fondamentale.
Questo approccio non solo minimizza il volume di rifiuti, ma apre anche a un modello di Simbiosi Industriale, dove gli scarti di un processo possono diventare risorse per un altro.
La valorizzazione degli scarti incoraggia la transizione verso un’Economia Circolare, dimostrando che è possibile conciliare le necessità produttive con la tutela ambientale, attraverso soluzioni innovative che promuovono il riuso e il riciclo.
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